Il buffone e ALBERTO BEVILACQUA. Ricordo di un’INTERVISTA INCANTATA

Alberto Bevilacqua era marcato a uomo in Mondadori dalle addette stampa, nel senso che gli dedicavano un’attenzione preoccupata – era sovente depresso, e pure incazzoso, e pure imbranato: andava accudito quando viaggiava e sorvegliato perché non facesse pasticci. Era del resto una delle rare galline dalle uova d’oro della casa editrice di Segrate.

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Bob&Poetry/2. Quando DYLAN era un libro NEWTON COMPTON (e le compilation erano BEAT)

C’era questo volumetto edito dalla Newton Compton, che allora era una casa editrice di paperback a basso costo, mal tradotti a volte (spesso), ma intelligenti – classici fuori diritti e cose “un po’ avanti” rispetto ai tempi. Mi capitò tra le mani, tredicenne, Bob Dylan Blues, Ballate e Canzoni (prima edizione febbraio 1972, costo milleduecentolire).

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GABRIELE PEDULLÀ. Nei BISCOTTI DELLA FORTUNA c’è scritta la nostra sorte

La piacevole libertà di trovarsi fuori dal racconto stile Carver, oppure da quello di scarnificazione del sé praticato nell’autofiction, fa tutt’uno con le sorprese contenute in questi Biscotti della fortuna (Einaudi) di Gabriele Pedullà (Roma, 1972), autore in undici anni di un romanzo, Lame, e di un altro volumetto di storie brevi, Lo spagnolo senza sforzo. Qui, qualche spunto di lettura, partendo dall’inizio.

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CHRIS OFFUTT, Mio padre, il pornografo: in USA i MEMOIR li fanno così

Da quando, tramite la soglia dell’autofiction o viceversa, il memoir è entrato nel novero dei generi praticati degli italiani – pur essendo sempre esistito – vale la pena notare che in USA vige un memoir puro, sia in versione “la mia storia è speciale” sia in quella “ho un passato schifoso con cui fare i conti, e ora ve lo racconto”.

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SILVIO D’ARZO, il prete e Zelinda, ma siamo tutti in CASA D’ALTRI

Navigava nei nostri scaffali, compariva nelle borse di cuoio dove mettevamo i libri dell’università, uno scarno volumetto Einaudi, Casa d’altri di Silvio D’Arzo, di cui sapevamo poco: l’autore era morto giovane e il racconto, uscito postumo per la prima volta nel 1953, si chiamava, in una delle precedenti redazioni, Io prete e la vecchia Zelinda. “Un’assurda vecchia: un assurdo prete: tutta un’assurda storia da un soldo”, questo l’abstract con iper understatement che si legge nel finale.

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