FERRUCCIO PARAZZOLI. Obi Wan Kenobi, la peste, Milano e L’HAPPY HOUR

Si fa l’Happy Hour. L’ora felice. Ma intorno, a Milano, c’è la peste, come a Orano, però non si capisce bene, in assenza di topi visibili, se sia camusiana o no. Peste in forma di una inquietante fioritura di suicidi, per difficoltà economiche (bastano queste a giustificarli o c’è dell’altro?).

Indaga non un detective, ma un cinquantenne professore della Cattolica, marxista scazzato, che ha indetto e conduce alla Cattolica un corso su Camus per pura professionalità, tra allievi poco stimolanti, tutti pretini e suorine, meno una, la ragazza carina che lo chiama allo scoperto… Ferruccio Parazzoli si muove nella Milano che conosce meglio, quella che si irraggia da piazzale Loreto, già protagonista di una sua trilogia, edita Mondadori, e dedica il primo capitolo a una camminata-piano sequenza lungo il termometro commerciale e morale di Milano, Corso Buenos Aires.

Il romanzo si lascia leggere perché dallo scacco filosofico iniziale sa trarre, nel corso dell’indagine (e come vuole la studentessa carina) pure spiccioli sonanti di verità. Più una foto dei topi del 2020. Parazzoli è un narratore cattolico con licenza di eresia, che i suoi pards in Mondadori, quando vi lavorava, avevano soprannominato Obi Wan Kenobi, nobile e candido maestro guerriero di ascendenze stellari. Ci sta.

IL LIBRO Ferruccio Parazzoli, Happy Hour, Rizzoli

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