LA VERSIONE DI MUCCINO. Il fantasma di C’eravamo tanto amati ne GLI ANNI PIÙ BELLI

Avete un’alternativa. Stare tappati in casa e frugare sulla tv on demand, girando pigramente tra un vecchio film e l’altro.

C’eravamo tanto amati di Ettore Scola, per esempio, capolavoro di commedia a intreccio: tre uomini e una donna per tot anni di vita nel Belpaese. Ma poiché non siete troppo schizzinosi, può andar bene pure un tardo Vanzina d’ambientazione romana, tipo quello con la famiglia di commensali in una domenica borghese. Oppure no, oggi è uno sbadiglio unico, qualsiasi cosa è troppo pesante: chi ha scelto Vanzina – lo suggerisce gentile l’algoritmo – può pure svagarsi con un Moccia doc (tratto da, non girato da, quello sarebbe troppo).

Ecco. Se non volete stare tappati in casa, e decidete di andare al cinema, potete avere in esterno un cocktail simile a quello sopra descritto, nel caso imbocchiate la porta della sala dove proiettano l’ultimo film di Gabriele Muccino. Dal 13 febbraio. Certo, nel cocktail di Gli anni più belli l’ingrediente C’eravamo tanto amati è taroccato, è puro Parmesan, presente solo sull’etichetta nella dicitura “tre uomini e una donna per tot anni di vita nel Belpaese”. Ma amen, questo Muccino-Vanzino-Moccino è colorato e popolare, nel senso di romanzo o di novela, oltre che denso di sentimento e nostalgia, ed in più si rivela estremamente riposante, come se fosse scritto senza sforzo da voi mentre lo vedete – ossia non c’è niente che non potete prevedere e non va come vi aspettate.

Tre amici (Pierfrancesco Favino, Claudio Santamaria, Kim Rossi Stuart) si incontrano nell’80, e passano quarant’anni a girare attorno a se stessi e alla stessa ragazza (Micaela Ramazzotti): il più povero diventa il più ricco e stronzo alla corte di un suocero canaglia, il più simpatico fa la fame, anche se a un certo punto s’inventa pentastellato, il più intellettuale tiene botta nonostante ci metta una vita a entrare di ruolo, mentre la ragazza, ignorante e sensuale, va a zig zag e quasi allo sprofondo prima di “crescere” e imboccare una vita che vale.

Fuori intanto tutto cambia (ci sono inserti filmati del Muro che cade, di Mani Pulite, dell’11 settembre…), ma ci fosse pure lo sbarco dei marziani, cosa importerebbe ai “tre più una” che giocano con lo schema dello sceneggiatore più pigro del mondo? Canzone finale dopo molto Piovani: Baglioni a gola spiegata.

Posto che è uno strazio vedere i cinquantenni maschi, quando fanno i neolaureati, levigati in viso come in The Irishman ma muniti di improbabili corpaccioni, gli attori sono credibili e bravissimi. Favino un po’ di più, come sempre. Speriamo tanto che “quelli di destra” sui social non ricomincino a dire che fa tutto lui perché è raccomandato da “quelli di sinistra”. Se ricominciano, finga di essere sovranista, che tanto gli viene bene qualsiasi performance. Grande Picchio in piccolo Muccino. Ma qualcuno, senza scherzi, regali a Favino un film alla sua altezza.

Ps: va detto, a onore del regista, che il debito contratto con Ettore Scola è ammesso con rispetto, quasi reverenza.

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