
Enrique Ruano Casanova, studente in legge, anti franchista, cadde dal settimo piano di un’edificio di Madrid, mentre era sotto custodia della Brigada Politico-Social, la polizia segreta spagnola.
Venne dichiarato suicida. Una tardiva autopsia stabilì che gli era stata rimossa una clavicola – là dove si era piantato il proiettile che gli avevano sparato. Siamo nel gennaio del 1969.
A fine anno, il 15 dicembre 1969 vola dalla finestra della questura di Milano l’anarchico Pino Pinelli. Leggo la storia di Ruano in un capitolo di Berta Isla (Einaudi), l’ultimo romanzo di Javier Mariás, che sto alternando a La Bomba, la ricostruzione della strage di Enrico Deaglio, uscita per Feltrinelli. L’inizio e il termine di un anno. Coincidenze. Qualcosa di più.
Questa mattina sono andato a vedere le due targhe dedicate a Pinelli in piazza Fontana, nel piccolo prato davanti alla Banca, di cui rimane solo l’insegna in grandi caratteri. Le due targhe sono diverse: in una, Pinelli è morto tragicamente, nell’altra, è stato ucciso innocente, ma la data di entrambe sarebbe sbagliata. La morte viene datata 15 dicembre (e non, anche se per poco, 16). Un lapsus. Come se fosse sottinteso, tacitamente, che Pinelli è stato gettato dalla finestra della questura già morto, così suggerisce la versione di ED. Coincidenze: la targa tragica è più consumata di quella omicida, le lettere sono un po’ smangiate.

La Bibbia Laica Wikipedia si mantiene sul vago. Segna la morte al 16, ma nel testo torna dubbiosa. “Morì nella notte tra il 15 e il 16 dicembre 1968 precipitando da una finestra della questura di Milano, dove era illegalmente trattenuto (…scadute le 48 ore di fermo di polizia) per accertamenti in seguito alla esplosione di una bomba nella sede di piazza Fontana”.
Secondo Renzo Paternoster (Storia in network): “…per qualche giornalista il fatto si verificò fra le 0,01 e le 0,04, altri affermano che l’orario è alle 0,03. La polizia affermò dapprima che l’anarchico cadde passata la mezzanotte, ma poi cambiò versione. Stabilire l’ora esatta è importante, perché dalla Questura partì una telefonata alla Croce Bianca di Milano alle 0,01: quindi, secondo qualche versione, prima che Pinelli cascasse dalla finestra…”.
Lasciamo l’ultima parola a Licia Pinelli (intervista del 2009 a Chiara Valentini de L’Espresso). Dice che, dopo tanto tempo, è come se in quella stanza piccola e sovraffollata di via Fatebenefratell, ci fosse stata anche lei. Ci è stata per anni. “L’hanno colpito, l’hanno creduto morto, l’hanno fatto volare dalla finestra”.
Le spoglie di Giuseppe Pinelli nel 1980 sono state spostate dal cimitero milanese di Musocco in quello degli anarchici di Turigliano, vicino a Carrara. L’epigrafe è tratta dall’Antologia di Spoon River: sono versi dell’epitaffio di Carl Hamblin, il tipografo che scopre, levandole la benda. gli occhi malati e corrosi della giustizia.
