In questo tempo dove “coge” (sembra) la necessità di “narrazione” (sic) prosperano le iniziativa delle scuole di scrittura, che hanno pacchetti Dad molto appetibili con scrittori così famosi che devi googlarli (e sperare che abbiano creato il loro profilo su Wikipedia).
Nel florilegio di stroncature de Il Colibrì, lo stregato Colibrì di Sandro Veronesi, mi ha colpito quella firmata dal professor Romano Luperini, sul blog laletteraturaenoi, e in particolare questa frase:
Una vaga, più che vaga sensazione di déja vu tiene dietro a ciò che stiamo vivendo in questi giorni. Questo déja vu appartiene al fatto che noi questa storia o meglio, la narrazione di questa storia – come la stanno scrivendo il governo, la tv, la rete, i quotidiani – la vediamo ricalcata su cliché.
Sarà perché il tema dark del film, il suo tenebroso cuore, è un gioco sadico tra vittima e carnefice nel Labirinto senza Specchi; sarà perché Donato Carrisi, autore bestseller, per la sua seconda volta da regista sceglie una pista horror onnivora e densa di citazioni, dal noir Usa di serial killer alle sue declinazioni più intellettuali o più splatter; ecco, sarà per questo ma il game cinefilo per L’uomo del labirinto, prima ancora di provare a indovinarne il finale, diventa il cimento di elencare i remake, i prestiti e le strizzate d’occhio in un campionario di tortuosi e innumerevoli spaventi, sia visivi che mentali.
Scary Stories To Tell In The Dark: scritte, sono la versione moderna e pop delle fiabe dei Grimm o dei racconti di Edgar Allan Poe, un po’ zio Tibia (UncleCreepy) per chi se lo ricorda, un po’ trancio di horror di apparente serie B: le firmò il giornalista di Brooklyn Alvin Schwartz (1927-1992), prolifico autore best seller, ed entrarono nel cuore dei ragazzini americani con un picco di diffusione nei primi anni Novanta.
La risata, la serie di risate, dell’uomo a disagio, sghignazzante e esilarato dalla disperazione, interpretato da Joaquin Phoenix in Joker, hanno echi potenti e sembrano proiettare la storia di un miserabile clown di Gotham City, abbarbicato a sogni deliranti e a una madre possessiva, assai lontano da ogni tentazione fumettistica.